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Dopo il disgelo

Parte 1

Dopo aver percorso la discesa ripidissima che porta al porticciolo, mi accorgo che qualcuno, in barba a qualsiasi regola scritta sui cartelli segnaletici, e anche alla logica più elementare, ha parcheggiato una vecchia (ma molto ben tenuta) utilitaria proprio nel punto in cui il muretto laterale s’interrompe per consentire l’accesso alla parte posteriore del molo, la zona dove i bagnanti prendono il sole o passeggiano lungo i frangiflutti. L’anziano e distinto proprietario è sceso fin giù al porto per mangiare un panino in santa pace con la sua augusta signora, a portata di mare, approfittando della bella giornata. Peccato che una spettacolare Giulia dei Carabinieri, che mi fa andare in brodo di giuggiole quasi come le vecchie Giulia degli anni sessanta, entrata in quella zona in perlustrazione dalla parte opposta, abbia proprio bisogno di attraversare quel passaggio per ritornare sulla strada. I militari, semi distesi sui sedili (giacché sulla Giulia si guida da sdraiati e, volente o nolente, quella posizione fa assumere anche una certa aria rilassata), molto elegantemente si limitano a dare un’accelerata in folle, giusto per scuotere dal torpore le iguane stese o sedute lungo il muretto, alcune con le gambe penzoloni sul mare, che si godono il primo sole del post disgelo. Lui che, impeccabile ed elegante nel suo pulloverino in cachemire, ha già finito il suo panino e sta allungando il collo ai raggi benefici e ristoratori, si volta e realizza di aver chiuso il varco ai Carabinieri. Si alza dal gradino sul quale era seduto e accorre con un passo svelto che non tradisce certamente la sua reale età. Accenna un sorriso che non supplisce le scuse dovute ed entra in macchina con lo stesso piglio di Christian De Sica quando, colto sul fatto, definisce “burle” le sue grasse malefatte. Ed è qui che l’età reale del signore si manifesta: non si è portato le chiavi dietro. Quindi, sorridendo di nuovo ai Carabinieri (che hanno, evidentemente, riconosciuto la persona e si dimostrano oltremodo pazienti) ritorna alla sua postazione, dove è seduta la moglie che continua a mangiare il suo panino con un po’ di imbarazzo, nascosta dietro ai grandi occhiali da sole e a una messa in piega perfetta. “Noblesse oblige”, è vero, ma non si aspettava neanche lei, avvezza ai ristoranti di livello, un muretto già così affollato a metà febbraio. Il marito prende le chiavi dalla borsa e ritorna sui suoi passi. Accende il motore e ingrana la retromarcia. L’auto arretra velocemente, tanto che, per un attimo, temo possa finire nello scivolo di varo retrostante. Poco male, c’è la bassa marea, che più bassa non si può, e il rischio è evitato.
Liberata dall’impaccio, la Giulia dei Carabinieri riparte con un borbottio sornione dei tubi di scarico mentre il vegliardo in utilitaria va su e giù nello spiazzo, fra le barche a secco e i tavolini dei chioschi, finché non trova un nuovo posto, proprio sotto al cartello di divieto di sosta per caduta massi. Perfetto…

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