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L’antagonista

Storie di Running: l’antagonista

Devo essere sincero, in tanti anni che ho corso o camminato, mi è capitato poche volte un “caso complesso”, come quello che segue, ma quelle volte è stato sempre uno spasso. Capitano, più spesso, micro competizioni che si risolvono nell’arco di pochi minuti. Chi corre abitualmente sa a cosa mi riferisco, non può non aver incontrato un competitore seriale. Tu stai andando per la tua strada, camminando o correndo, e incontri lui, che ti trasforma nel suo inconsapevole antagonista.

L’incontro è quasi standard e sembra scritto su un copione ricorrente, ambientato – ovviamente – su un percorso da running frequentato da molte persone. Anche lui sembra godersi la corsa in apparente scioltezza, con quel bel passo felpato che sembra sfiori il terreno senza sforzo, a una velocità di un pelo inferiore della tua, per cui l’avvicinamento è lentissimo tanto che puoi anche pensare che finirai l’allenamento senza raggiungerlo, per quanto sono regolari i passi di entrambi e tanto basso il differenziale di velocità.

Ma ecco che, mentre tu stai davvero per sopraggiungergli, il Tizio si volta un attimo, allarmato dal tuo scalpiccio, ti guarda con gli occhi sbarrati e realizza che, a breve, gli passerai davanti. Allora Inizia ad accelerare, aumentando il passo gradualmente, solo per aumentare la distanza fra lui e te, per saggiare le tue potenzialità. Ogni tanto si volta indietro, sbilanciando la sua corsa per un attimo, godendo della nuova distanza che ha creato fra voi due. È come se ti dicesse – Mi hai raggiunto una sola volta nella tua vita, ma solo perché perché io andavo pianissimo…-.

A questo punto l’antagonista potrebbe già ritenersi soddisfatto, lasciandoti perdere, oppure si potrà affezionare e ti rimarrà davanti per tutto il tempo che correrai, e se capirà che la sua superiorità atletica è davvero schiacciante, si esibirà in qualche ripetuta, sempre voltandosi per vedere se stai apprezzando la sua performance, scalerà anche una piccola salita fuori percorso, si fermerà a fare stretching appoggiato a un muretto, facendoti andare avanti per poi raggiungerti a rotta di collo, superarti e piazzarsi davanti di quella decina di metri che marca la sua superiorità. Fa come il gatto che con la zampetta tocca delicatamente il topo che si finge morto per suscitargli un anelito vitale e poterlo finire in combattimento. Avete presente quando Mister Bean fa sfoggio della sua carta di credito o quando è sicuro dei suoi fatti e fa vedere al mondo le sue conquiste? È più o meno lo stesso atteggiamento, quello di ostentare delle cose banali che per lui sono importanti ma che agli altri non interessano più di tanto.

Che fare quando ci si trova nella situazione? Si può invertire il senso di marcia, interrompendo l’esperienza, si può accettare la sfida e cominciare a competere veramente, e non è detto che dal connubio casuale di due persone con spirito agonistico non nascano degli allenamenti proficui, oppure si può assecondare l’antagonista, godersi le sue esibizioni e registrare i fatti (per poi scriverli).

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